Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/55

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— 40 — parti che assolutamente paiono modellate dalla mano medesima di Alessandro. Abbiamo già detto, com’egli trasse e artefici e discepoli dal suo paese, e come qui l’arte del getto in bronzo, e in forme colossali, decisamente fioriva. Aggiungeremo che il Vittoria stesso, in certe sue note scritte di proprio pugno, lo chiama il mio Andrea; espressione ch’è indizio di maggiore benevolenza di quella che comunemente si porti a discepolo. Tralasccremo di discutere sulla patria di quell’artefice, messa in forse dalla sigla BRES. che altri considerò come troncamento.0 abbreviatura d’un cognome; altri crede indicare la città di Bressanone nel Tirolo, e i più quella di Brescia, malgrado la inusitata mancanza della lettera C; e dopo aver accennato alle opere principali di scultura presso di noi, toccheremo alcun poco del disegno e della pittura. Aveva in Trento avuto mollo tempo sua stanza Giammaria Falconetto, pittore assai distinto ed archilettore, di cui diremo in appresso; e nella vicina Rovereto il fratello di lui, Giovannantonio pittore, che ivi mori dopo un soggiorno di molli anni. E qualche anno più tardi dipingevano in Trento per commissione di Bernardo Clesio, principe vescovo e cardinale, fra gli altri, Gerolamo Bomanino, Jacopo Palma il giovane, Domenico Ricci, detto il Brugiasorci, tutti dipintori insigni; anzi il Romanino, pei molli lavori che qui ebbe e per la gelosia in che era vissuto in patria con l’emulo suo, Alessandro Bonvicini, detto il Moretto, scolare di Tiziano, si trattenne in questa città per tanti anni che, quantunque bresciano egli fosse, ivi a molti non altri