Pagina:Giovanelli - Vita di Alessandro Vittoria, 1858.djvu/78

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/ — 75 — darqenle aspirava, venisse a lui allogala. Ma l’Àliensc, che attendeva, da mollo innanzi, l’occasione di vendicarsi, seppe cosi destramente insinuare a quei frali, clic sarebbero meglio c con più diligenza e prontezza servili da altro scultore qualunque, che non dal Vittoria troppo affollalo da lavori, che riusci a far allogare quell’opera a Girolamo Campagna veronese, assai buon scultore, ma certo da non preferirsi al Vittoria. Nè questi s’avvide dell’occulta cagione onde ciò proveniva, se non al primo intendere che l’Alicnsc era forte adiralo contro di lui. Di cotesta rappresaglia il nostro Alessandro non si dolse cosi agramente che l’Aliense ne potesse soffrire, nè del Campagna fu dipoi meno amico che pria non era; chè anzi dichiarò di vedere quell’opera più volontari in mano di questo maestro, che non di qual altro si fosse. E infatti fu condotta dal Campagna con quella maggiore eccellenza ch’egli adoperasse giammai. Ma ai frati non parve cosi; e avvedutisi, come dicevano, del reo giudizio in che l’Aliense li avea condotti, e volendo pur trovarci riparo, con sicuro animo si rivolsero ad Alessandro medesimo e il pregarono che nel loro tempio volesse assumersi altri lavori dell’arte sua. Laonde, messa mano all’opera, ebbe finite nello stesso anno 1574 e poste nei nicchi sopra la porta principale interna quattro grandi statue rappresentanti gli Evangelisti, lavorale con quel suo mirabile composto, che, da chiunque le vede, vengono riputate di marmo. Nell’eccellenza del lavoro e nell’avere ad ognuna di quelle statue notalo il suo nome, fece Alessandro consistere la vendetta dell’essere stato Digitized by Goòglc