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138 La strega


«L’hai mangiata la minestra?»

Mi avvicinai: i ragazzi si chetarono. La vecchia aveva il capo fra le mani: mi vide.

— Buona sera! — e riabbassò il capo.

— Buona sera! Questi ragazzi vi fanno confondere eh?

— È la sorte dei vecchi! Una volta non era così.

E mi fissò con certi occhi grigi, che aveano de’ riflessi gialli come quelli dei gatti; la bocca era tagliata come con un coltello, le labbra erano bianchicce e riarse; il viso grinzoso e le corde del collo andavano a sparire in un grosso vestito turchino a righe bianche, tutto stinto e mezzo sbottonato. Le era caduto il fazzoletto sulle spalle e si vedeva attraverso i radi e bianchi capelli il cranio lucido e rossiccio.

— Si dà loro noia anco a mangiare questa po’ di minestra!

— Come vi va, Cecchina? — disse l’Annina.

— Come volete che vada? Come la può andare a chi non ha più nessuno al mondo.

— O i vostri figliuoli?... La vostra cognata?

— Mi hanno preso ogni cosa, e mi hanno mandato fuor di casa come una bestia.... ora cercano di darmi veleno. Dio li sperga quanti sono.... ma facciano, facciano.... intanto di chi mi voleva male, uno è al camposanto.... quell’altro è in agonia, e quel birbante di prete vecchio, che mi rubò i quattrini, è all’inferno....