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La strega 139


— State zitta, state zitta! O questa minestra chi ve la fa?

— Da me, ma non mi riesce di mangiarla: non ho neanche un po’ d’olio per condirla.

— Venite da me a casa, ve lo darò io.

— Fate per canzonarmi!... non mi ci strascico più; non ho più fiato di star ritta..... già non mi par vero di cascar moria.

— Ma che si dicono certe cose!

— Se foste come me, le direste anche voi; i figlioli non mi voglion conoscere, è come se non li avessi; a vedersi così sbeffata da tutti, a non mangiar altro che un po’ di pane accattato; a esser ridotta come un cane, senza casa nè tetto, vorreste morire anche voi. Ed è per via di loro, di quei figliolacci che io mi danno, che starò male di qua e di là; quante volte l’ho maledetto quel giorno....

— Ma ora che direte, Cecchina? Chetatevi!

— Eppoi vorrebbero anche darmi veleno quei birboni! E quella donnaccia della mia nuora, sempre a dire: «Guardala quella vecchiaccia!... guardala quella strega maligna!...» e sempre a sbeffarmi!... e ritrovarsi così vecchia, impotente.... senza più nessuno.... — E si mise a piangere.

Volevo dar qualche soldo a quella povera vecchia: li rifiutò.

— Non lo compro più il pane — mi disse — tanto mi ci mettono il veleno.