Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV.djvu/555

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Del Gemelli. 521

ma Isola, sino al livello dell’acqua; che quantunque salinastra, per mancanza di migliore, pure la bevettero. La provvidenza divina (che giammai non abbandona) gli nutriva intanto di tartarughe; poiche venendo elleno a far le uova (ciò che accade per 6. continui mesi) ne uccidevano tal prodigiosa quantità, che loro bastava per sostentamento. Passato il tempo delle tartarughe, vennero nell’Isola grandi uccelli di Mare (chiamati da gli Spagnuoli, e spezialmente da’ Portughesi Paxaros Bobos) a fare i loro nidi; e come che erano molto semplici (come il nome stesso dinota) i marinaj ne uccidevano similmente, a colpi dì legna, bastante numero; e così tutti i 18. passati nell’Isola, si nutrivano, per sei mesi dell’anno di tartarughe, e’l rimanente d’uccelli; de’ quaii facevano anche provvisione, seccandogli al Sole. Non aveano pentole per cuocergli, onde la necessità insegnò loro, a farne di terra, che però servivano una sol volta. Essendo già logore le vesti (in sette anni, che menarono sì penosa vita) scorticavano gli uccelli, e cucendo le pelli insieme, con aguglie, e filo, fatto di picciole palme, coprivano la lor nudità. In Inverno poi si difendevano, in qualche


modo