Pagina:Gli antichi statuti municipali di Montevarchi.djvu/2

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compra e vendita rogato il 1 gennaio 1261 al Bucine dal notaio Ruggero da Pepiano, col quale alcuni abitanti di Pogi vendevano al conte Guido di Tegrimo (anch’egli della stirpe dei conti Guidi) il castello di Pogi con le sue mura e torri e un palazzo presso una di quelle torri e diversi altri immobili fra i quali un podere dato in affitto per l’annuo canone di 22 staia di grano ad starium monteguarchensem, cioè da raggiuagliarsi allo staio di Montevarchi. Se dunque in quell’epoca Montevarchi aveva già speciali misure sue pei cereali che servivano di norma nei contratti stipulati anche a distanza, bisogna concluderne che era anche allora, come ai nostri giorni l’emporio commerciale di una gran parte del Valdarno Superiore: cosa che non poteva accadere in un giorno, ma che ci rappresenta un avanzato e importante progresso economico, la cui origine doveva essere ben remota.

E una terra di tale importanza dovva avere già da tempo il suo statuto municipale. Disgraziatamente però finora non mi è stato dato conoscere l’esistenza di altro statuto di Montevarchi più antico di quello del 24 maggio 1375 (1376 stile comune)[24 maggio 1375 (1376 stile comune)] che non è il primo, come rilevasi chiaramente dal preambolo dove è detto che gli statutari avevano l’incarico di correggere gli antichi statuti e farne di nuovi. E’ un codice membranaceo di 0,32 X 0,23, in pessime condizioni per essere stato probabilmente del tempo sott’acqua, per modo tale che le pagine avendo aderito fra loro,