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574 gli sposi promessi

Ma gli studj solidi non avevano talmente occupati gli ozj di D. Ferrante, che non ne restasse qualche parte anche alle lettere amene:1 e senza contare il Pastor fido, che al pari di tutti gli uomini cólti di quel tempo, egli aveva pressoché tutto a memoria,2 non gli erano ignoti né il Marino, né il Ciampoli, né il Cesarini, né il Testi; ma sopratutto aveva fatto uno studio particolare3 di quel libretto, che conteneva le rime di Claudio Achillini: libretto nel quale4 diceva D. Ferrante, tutto, tutto, fino alla protesta sulle parole Fato, Sorte, Destino e somiglianti era pensiero pellegrino, ed arguto. Aveva poi un tesoretto,5 una raccolta manoscritta di alcune lettere6 dello stesso grand’uomo; e7 su quelle8 si studiava di modellare quelle, che gli occorrevano9 di scrivere per qualche negozio, o per isciogliere qualche10 ingegnoso quesito, che gli veniva proposto: e a dir vero le lettere di D. Ferrante11 erano ricercate con qualche12 avidità, e giravano di mano in mano per la scelta e la copia dei concetti e delle immagini ardite, e sopra tutto pel modo sempre ingegnoso di porre la questione, e di guardare le cose; stavano però male di grammatica e di ortografia.13

  1. poi D. Valeriane dato qualche tempo alle lettere amene; e principalmente per esornarsi lo stile aveva letto più volte (lacuna)
  2. i ritratti | le poesie del Marino non erano
  3. delle poche rime, stampate [de) e di quelle poche prose [del] del discorso accademico, e delle poche lettere di Claudio Achillini, che gira (lacuna) rime di Claudio Achillini
  4. tutto, tutto, fino
  5. di
  6. manoscritte
  7. su quella
  8. modella
  9. Sic.
  10. erudito qu
  11. giravano
  12. curiosità
  13. Non vorrei con tutto questo che alcuno pigliasse D. Ferrante per un uomo straordinario, perché avendo studiato un po’ tutta la sua vita, ed inclinando ora alla vecchiezza, fra gli autori [dei quali faceva certo] che teneva in stima particolare, contasse [dei] molti recenti, alcuni viventi, e alcuni perfino [più | molto] assai più giovani di lui. D. Ferrante era quello che doveva essere, quello che sono sempre stati, e saranno [sempre coloro i quali dopo aver ben] sempre gli uomini provetti i quali già da gran tempo hanno veduto dove stia la perfezione del sapere, hanno adottato [il solo sistem] un sistema, e chiuso il numero delle loro idee. [Il lor] La loro avversione, (il) i loro sospetti, le loro ire non sono già contra gli uomini nuovi, ma contra le idee nuove: anzi se fra i giovani sorge [alc] taluno che ricevendo con molta venerazione [il corpo di dottrina che] le dottrine che trova trionfanti, [le colt | stud] le studia, vi si affonda dentro, e le estende, e dà loro un nuovo lume, i provetti [lo esaltano] riconoscono il suo merito, e lo esaltano con ammirabile imparzialità. Oh! se al tempo di D. Ferrante [vi fossero) fossero venuti oltre giovani che avessero ardito di [riesam] riesaminare quelle idee che dovevano [riev| soltanto ricevere ed applicare, giovani [che avessero frugato in tutte quelle massime) che avessero frugato in tutti questi assiomi, di quegli che invece di dire: «capisco» [avessero detto | dicessero] dicono: «perché?» [avreste) avreste veduto, come D. Ferrante gli avrebbe pettinati: ma per buona sorte non ve n'era uno.. Vi sarebbero molte altre cose da dire intorno a lui; ma a questo personaggio (lacuna)