Pagina:Goethe - Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87.djvu/8

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sità e lo si vuole, Goethe dovette lasciare trascorrere tutta la sua giovinezza senza potere soddisfare il suo vivo desiderio di vedere l’Italia, e Roma specialmente. Intanto questo suo desiderio non era mai venuto meno in lui, ed anzi aveva finito per acquistare tale un grado d’intensità, ch’egli non esitava a qualificarlo malattia morale, principio di monomania, essendo quella sua brama giunta al punto di doversi egli astenere dal leggere i classici latini, perchè quella lettura, riportando i suoi pensieri all’Italia ed a Roma sopratutto, che avrebbe voluto conoscere, e dove non si era potuto recare ancora, lo faceva troppo soffrire.

Finalmente nel settembre del 1786 si trovò in grado di potere partire dalla Germania, e da Carlsbad, dove si trovava a quell’epoca, senz’averne fatta parola ad altri che al duca di Sassonia Weimar, dal quale dipendeva per ragioni d’impiego, e che gli promise il segreto, scese in Italia per la via del Brennero, e per Verona, Vicenza e Padova venne a Venezia, dove si trattenne un quindici giorni. Quindi per Ferrara e Bologna, senza fermarsi (che Iddio glie lo possa perdonare!) più di tre ore a Firenze, tanta era la furia che lo spingeva a Roma, proseguì il viaggio per Perugia e Foligno, ed il primo di novembre si trovava nella città eterna, e vi poteva quietare. Vi si fermò tutto l’inverno, ed al fine di febbraio del 1787 si portava a Napoli, dove si tratteneva tutto il marzo, ed in principio di aprile sbarcava a Pa-