Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/278

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GOGOL

appena il cocchiere scuoteva le redini e cominciavano a spostarsi i cavalli, che avevano già servito nella milizia, l’aria si riempiva di strani suoni, in modo che ad un tratto si udivano insieme flauto, tamburo e grancassa; ogni chiodo e ogni arpione di ferro suonava, tanto che anche al di là dei mulini si sentiva che la padrona usciva dalla villa; e sí che la distanza non era al disotto delle due verste 1.

Pulcheria Ivanovna non poté a meno di osservare dei vuoti tremendi nel bosco e la sparizione di quelle querce che già nella sua infanzia era usa a chiamare secolari.

— Perché, Nicipor — disse rivolgendosi al fattore, che si trovava sul posto — le querce si sono fatte cosí rade? Bada che non ti si facciano radi i capelli sulla testa!

— Perché sono rade? — diceva usualmente il fattore. — Sono cadute! Per una ragione o per l’altra sono cadute tutte quante: o il fulmine le colpí, o i vermi le rosero; sono cadute signora padrona, sono cadute.

Pulcheria Ivanovna rimaneva interamente sodisfatta di quella risposta, e giunta a casa, dava ordine soltanto di raddoppiare la guardia nel


  1. Km. 2,134.

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