Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/388

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GOGOL

berretti di vario calibro, con le pipe in mano, guidavano nella corte i cavalli staccati. Che ricevimento diede il prefetto! Permettete che io vi enumeri tutti quelli che c’erano: Taras Tarassovic, Eupl Akinfovic, Eftichij Eftichievic, Ivan Ivanovic (non quello che noi conosciamo, ma un altro), Savva Gavrilovic, il nostro Ivan Ivanovic, Elevferij Elevferievic, Macar Nazarovic, Foma Grigorievic... Non ne posso piú, mi vengon meno le forze. La mano si stanca a scrivere! E poi, quante signore! Brunette e biondine, alte e basse, alcune corpulente come Ivan Nikiforovic, altre cosí sottili da far venire in mente che si potesse nasconderne una nel fodero della spada del prefetto. Quanti cappellini! quanti abiti! rossi, gialli, color caffè, verdi, blu, nuovi, rivoltati, rimodernati... sciarpe, nastri, borsette! Addio, poveri occhi! Voi non servirete piú a niente dopo un siffatto spettacolo. E che tavola lunga fu preparata! E quanto si ciarlò da ogni parte! Quanto baccano! Dove va, al confronto, un mulino con tutte le sue macine, ruote, carrucole, pestelli! Non posso dirvi con certezza di che si parlava, ma si può supporre, di molte cose piacevoli ed utili, come per esempio, del tempo, dei cani, del frumento, di cuffie, di stalloni. Da ultimo, Ivan Ivanovic (non il nostro Ivan Ivanovic,


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