Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/389

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

ma un altro che aveva un occhio strambo) disse:

— Per me è molto strano questo fatto, che il mio occhio diritto — lo strambo Ivan Ivanovic parlava sempre di sé in tono burlesco — vede Ivan Nikiforovic, il signor Dovgoc’chun.

— Non ha voluto venire! — disse il prefetto.

— Come mai?

— Ecco, già, per grazia di Dio, sono passati due anni da quando si adirarono tra loro, voglio dire Ivan Ivanovic con Ivan Nikiforovic, e dove va l’uno, non c’è verso di farci andare l’altro!

— Ma che dite! — Qui lo strambo Ivan Ivanovic levò gli occhi in su e giunse insieme le mani. — Che sarà ora? se ormai le persone con gli occhi sani non vivono in pace, come potrò vivere io in armonia col mio occhio strambo?

A queste parole tutti cominciarono a ridere sgangheratamente. Tutti volevano un gran bene a Ivan Ivanovic, per questo egli lanciava sempre dei motti di perfetto gusto moderno. Perfino un uomo alto e secco, in soprabito di panno grezzo, con un cerotto sul naso, il quale fino allora era stato a sedere in un angolo, senza mai cambiare l’atteggiamento del suo volto, neppure quando gli volava sul naso


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