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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/400

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GOGOL

to in corpulenza. Ivan Nikiforovic salutava tutti e diceva:

— Molto obbligato!

Frattanto l’odore della zuppa si sparse per la stanza e solleticò piacevolmente le nari degli ospiti affamati. Tutti si rovesciarono nella sala da pranzo. Una fila di signore, ciarliere e silenziose, magre e grasse, si spinse avanti, e la lunga tavola divenne smagliante di tutti i colori. Non istarò a descrivere le vivande che vennero in tavola! Non ricorderò niente né degli gnocchi con la crema acida, né della coratella che fu servita con la zuppa, né del tacchino con le prugne e l’uva passa, né di quel piatto che somigliava nella forma a stivali messi in molle nel kwas1, né di quella salsa che è il canto del cigno dell’antico cuoco, quella salsa che si portava tutta avvolta da una fiamma di spirito, il che divertiva molto e insieme spaventava le signore. Non istarò a parlare di queste vivande, perché mi piace molto piú il gustarle che il diffondermi in discorsi intorno ad esse.

Ivan Ivanovic gustava molto un pesce preparato col rafano. Egli era intento in modo

  1. Non so se si tratti della nota bibita, estratta dal pan bigio e dall’orzo, o di una specie di salsa o altro intingolo.

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