Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/405

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

forovic toccò con un dito un bottone di Ivan Ivanovic; il che significava la sua perfetta buona disposizione — voi vi offendeste il diavolo sa per che cosa; perché io vi chiamai «papero»...

Ivan Nikiforovic si accorse di aver commessa un’imprudenza pronunziando quella parola, ma ormai era troppo tardi: la parola era stata detta. Tutto andò in malora! Se per quella parola pronunziata un giorno a quattr’occhi Ivan Ivanovic non era stato piú padrone di sé ed era montato in una tal collera, che Dio ci liberi dal vederne una eguale in alcun uomo, che sarà ora, giudicate voi, amabili lettori, che sarà ora, che quella parola è stata pronunziata in una riunione, a cui partecipavano in gran numero le signore, davanti alle quali Ivan Ivanovic desiderava particolarmente far buona figura? Se Ivan Nikiforovic non avesse proceduto in tal modo, se avesse detto magari «un uccello» e non «papero», si sarebbe potuto rimediare. Ma cosí, tutto fu finito!

Egli gettò su Ivan Nikiforovic un’occhiata... e che occhiata! Se a quell’occhiata fosse stato concesso un potere effettivo, essa avrebbe ridotto in cenere Ivan Nikiforovic. Gli amici compresero quell’occhiata e si affrettarono essi stessi a separarli. E quell’uomo, modello di bontà,


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