Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/165

Da Wikisource.

117

naturale incostanza o per debolezza di spirito, mi diede ella ben tosto motivo di pentimento. Il Comico Vitalba, damerino di professione, avvezzo a dominare sul cuore principalmente delle sue Compagne di scena, attaccò quello della Passalacqua e non tardò ad impossessarsene. Me ne accorsi, me ne assicurai, e non volendo disputar con un Comico, non feci che ritirarmi da quell’ingrata. Ciò le spiacque per l’interesse, mi scrisse un viglietto tenero, mi pregò ch’io andassi da lei. Vi andai con animo di rimproverarla e lasciarla per sempre. Mi lasciò dire; soffrì tutto, fino le ingiurie, senza giustificarsi e senza parlare. Finalmente, sazio di dire ed annojato di non sentirmi rispondere, m’incamminai per partire. Allora sciogliendo ella la voce, ed accompagnandola con qualche lacrima, di cui usar sapeva a sua voglia: andate, dissemi, andate: il mio destino e deciso; lo saprete pria di scender le scale. Tenea, così parlando, una mano nella saccoccia. Queste parole mi colpirono la fantasia. Arrivato alla porta, mi rivoltai per guardarla. S’accorse della mia debolezza, tirò uno stiletto, finse di volersi ferire, ed io fui sì sciocco, che corsi ad arrestarla e pacificarla, disceso sino alla viltà di domandarle perdono, e contento con buona fede di aver ricuperato quel cuore partii più acceso che mai, e la lasciai gloriosa del suo trionfo. Quale fu il mio stupore, il mio pentimento, quando seppi, sei giorni dopo, che il Vitalba e la Passalacqua erano stati insieme a merenda in un Casino della Zuecca? Allora aprii gli occhi un po’ meglio, e cominciai a conoscere il carattere di quella sorte di donne. Ella presentemente non vive più; non ha parenti, che se ne possano offendere; posso parlare con libertà, sicuro che i leggitori non sapranno formalizzarsi di me: poichè un uomo libero con donna libera può concepire delle passioni senza malizia. Dissimulai il mio torto e il mio sdegno agli occhi del Pubblico; ma ella si accorse ch’io l’aveva scoperta, e non tentò una seconda volta riguadagnarmi.

Piccato però della corbellatura, e immaginandomi che il Vitalba avrebbe riso di me, pensai al modo di vendicarmi senza far male a nessuno, e in una maniera che facesse valere la mia indifferenza.


Era