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312 ATTO TERZO


SCENA VII.

Momolo, poi Beatrice.

Momolo. S’arecordeli altro? Tolè, spendo e spando, e sora marcà tutti me strapazza. Come hala savesto dell’anello de mia sorella? No credo mai, che Beatrice abbia fatto pettegolezzi. So che la me vol ben, che per mi la se desferia, e che no la xe capace de darme un desgusto. Vela qua che la vien, almanco me sfogherò con ela, me consolerò un poco con qualche bona parola.

Beatrice. Bravo, signor fratello.

Momolo. Aveu savesto?

Beatrice. Ho saputo che siete indegno d’amore e di compassione, che la vostra pazzia va agli eccessi, e che chi s’impaccia con voi, corre pericolo di pentirsi d’averlo fatto. Sì, io pure sono pentita d’avervi amato, d’avervi creduto. L’anello, che mi levaste di mano, l’avete bene impiegato. Darlo alla serva? gettarlo sì malamente? Che sciocchezza! che stolidezza! Mio marito ha saputo la mia debolezza e la vostra. Mi rimprovera giustamente, ed io non so che rispondere, se non che protestare di abbandonarvi, e lasciarvi per sempre nei precipizi, nei quali volete correre per un fanatismo sciocco, stolido, irremediabile, odioso. (parte)

SCENA VIII.

Momolo, poi Colombina.

Momolo. Anca questa m’ha dà el mio siropetto. Le xe in collera perchè ho dona l’anello a Colombina; le gh’ha rason. El xe sta un trasporto de bile, per vendicarme del rifiuto de siora Clarice. Per diana, che Colombina xe qua. La vien a tempo. Vederò colle bone de recuperarlo; più tosto ghe darò dei bezzi, ghe darò sti diese zecchini.

Colombina. Bel regalo che V. S. mi ha fatto!