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LA BANCAROTTA 359


Pantalone. Chi l’ha consumada, vu o mi?

Aurelia. Meritereste... basta, non dico altro.

Pantalone. Cossa meriteravio? Disè suso, patrona.

Aurelia. Sono una donna onorata, per altro...

Pantalone. Cara siora, no andemo avanti. Zitto, e lassemola là.

Aurelia. Che cosa vorreste dire?

Pantalone. Tasemo, che faremo meggio.

Aurelia. Parlate.

Pantalone. No voggio parlar.

Aurelia. Parlate, se potete parlar.

Pantalone. Se volesse parlar, parleria.

Aurelia. Animo, dico, parlate.

Pantalone. Zo la vose, patrona.

SCENA XII.

Il Dottore ed i suddetti.

Dottore. Che cos’è questo strepito? Vergogna! Si grida fra marito e moglie?

Aurelia. Ecco il bel procedere di mio marito. Oltre l’avermi ridotta in miseria, m’intacca ancora nella riputazione.

Pantalone. Mi no digo cose che no sia da dir, nè penso cose che no sia da pensar. Digo che la conversazion da tutte le ore...

Aurelia. E voi colla continua pratica de’ malviventi...

Pantalone. Avè fatto fin adesso mormorar la zente.

Aurelia. E voi vi siete reso ridicolo a tutto il mondo.

Dottore. Signori miei, volete farmi la grazia di lasciarmi parlare?

Pantalone. Sì, caro sior Dottor, parè, che ve ascolto volentiera.

Dottore. Mi permettete che io dica la mia opinione intorno alla quistione che fra voi si agita?

Aurelia. Dite pure: so che siete assai ragionevole.

Dottore. Parlando col dovuto rispetto all’uno e all’altro, dico che entrambi siete tinti della medesima pece, e che rimproverandovi fra voi due, si può dire che la padella dice al paiuolo: fatti in là, che tu mi tingi.