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456 ATTO SECONDO


Beatrice. Vi piace la mia cameriera?

Lelio. Senza pregiudizio del vostro merito, senza confronto alla vostra condizione, non mi dispiace.

Beatrice. Volete che io la faccia venire?

Lelio. Il volere a me non compete.

Beatrice. Ma se verrà, la vedrete voi volentieri?

Lelio. Perchè no?

Beatrice. Eh, voi siete un cavaliere facile1. Tutto v’aggrada2, non è così?

Lelio. Oh, sino ad un certo segno. Peraltro poi, la nobiltà de’ miei pensieri prende solo di mira la sublimità di merito peregrino, ne sa il sagrificante e sagrificato mio cuore porger incensi e adorazioni a un idolo di vil metallo composto.

Beatrice. Credo che sagrificareste anche a un idolo di creta e di fango, purchè avesse la figura di donna.

Lelio. V’ingannate, signora; io fo più conto della purità del mio affetto, che della illustre prosapia de’ miei grandi avi.

Beatrice. Poter del mondo! questa è una gran parità.

Lelio. Voi che sapete l’antica nobiltà del mio casato, giudicate da ciò con quanta delicatezza misuri le fiamme dell’amor mio.

Beatrice. Quand’è così, non potrà accendervi che un’eroina.

Lelio. Ed un’eroina m’accese.

Beatrice. Chi è3 codesta?

Lelio. Eccola. Voi siete quella.

Beatrice. Io?4 quale eroica azione ho io fatta?

Lelio. Avete saputo soggiogar il mio cuore.

Beatrice. Oh grande, oh bella impresa che ho fatta! non mi credea capace di tanto.

Lelio. E pure ella è così. Il cuor di Lelio, che riguardò sinora tutti gli oggetti terreni, come indegni delle sue adorazioni, trovò in voi l’epilogo della bellezza e della virtù; trovò in voi il magnetico incanto, che s’impossessò del mio arbitrio5.

  1. Bettin. e Paper.: di buono stomaco.
  2. Bettin.: Vi degnate di tutto.
  3. Bettin.: Chi mai è; Paper.: Chi è mai.
  4. Bettin. e Paper. aggiungono: Mi beffate.
  5. Bettin. e Paper. hanno invece: che pose fra due lacci il suo arbitrio.