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LA DONNA DI GARBO 489


Momolo. (Molto sussiegata! che la sappia el negozio de Rosaura? No vorave mo gnanca). (da sè)

Dottore. Signor Flaminio, s’accomodi.

Isabella. Ubbidisco. (siede presso Lelio)

Dottore. Ed io starò qui presso di lei, e tu, Ottavio, cosa fai? Non siedi? (siede presso Isabella)

Ottavio. Or or mi accomodo anch’io: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e Brighella 9. Voglio giuocar il 9. (siede presso a Momolo)

Florindo. Signori miei...

Dottore. Aspetta un poco. Dov’è Rosaura? Brighella, fa ch’ella venga1.

Florindo. Come! in un’assemblea di gente civile2, volete ammettere una vil serva?

Dottore. Che vil serva? Ella è una donna di garbo, che merita il primo luogo.

Florindo. Io non l’accordo, e quando vogliate introdurla, con buona grazia di questi signori, io me ne vado.

Dottore. Tu farai una mala azione, e un’insolenza a tuo padre; me ne renderai conto3.

Florindo. Ma che dite, signori, non è cosa indecente ammettere qui fra noi una serva? Dite in grazia la vostra opinione.

Beatrice. Io dico che Rosaura è degna di una nobile conversazione4.

Diana. Io l’amo e la stimo come una mia sorella.

Lelio. Rosaura merita essere annoverata fra le nove Muse, fra le tre Grazie, e fra le Dee contendenti per l’aureo pomo.

Momolo. Mi no solo l’ammetterave con mi in t’una accademia; ma alla mia tola, e per tutto5.

Diana. (Bravo, signor Momolo!) (piano a Morrìolo)

Momolo. Scherzo poetico. (a Diaria)

Ottavio. Che freddure! Pensate a voi, signor fratello, Rosaura è una ragazza che merita.

  1. Bettin. e Paper.: ch’ella pure qui venga.
  2. Bettin. e Paper. aggiungono: e dotta.
  3. Bettin. e Paper.: ed a suo tempo me ne renderai ecc.
  4. Bettin. e Paper.: d’una conversazione di Dame.
  5. Bettin.: ma alla mia tola e, se me fusse lecito, anca al mio letto; Paper, invece di letto ha talamo.