Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/608

Da Wikisource.
550 ATTO PRIMO


Truffaldino. (Se podess vadagnar diese soldi). (osservando il facchino) Signor, comandela niente da mi? La poss’io servir? (a Florindo)

Florindo. Caro galantuomo, aiutate a portare questo baule in quell’albergo.

Truffaldino. Subito, la lassa far a mi. La varda come che se fa. Passa via. (va colla spalla sotto al baule, lo prende tutto sopra di sé e caccia in terra il facchino con una spinta.)

Florindo. Bravissimo.

Truffaldino. Se nol pesa gnente! (entra nella locanda col baule)

Florindo. Vedete come si fa? (al facchino)

Facchino. Mi no so far de più. Fazzo el facchin per desgrazia; ma son fiol de una persona civil.

Florindo. Che cosa faceva vostro padre?

Facchino. Mio padre? El scortegava i agnelli per la città.

Florindo. (Costui è un pazzo; non occorr’altro). (vuol andar nella locanda)

Facchino. Lustrissimo, la favorissa.

Florindo. Che cosa?

Facchino. I bezzi della portadura.

Florindo. Quanto ti ho da dare per dieci passi? Ecco lì la corriera1. (accenna dentro alla scena)

Facchino. Mi no conto i passi; la me paga. (stende la mano)

Florindo. Eccoti cinque soldi. (gli mette una moneta in mano)

Facchino. La me paga. (tiene la mano stesa)

Florindo. O che pazienza! Eccotene altri cinque. (fa come sopra)

Facchino. La me paga.

Florindo. (gli dà un calcio) Sono annoiato.

Facchino. Adesso son pagà. (parte)

SCENA VIII.

Florindo, poi Truffaldino.


Florindo. Che razza di umori si danno! Aspettava proprio che


  1. L’antica barca corriera per il trasporto delle lettere e dei passeggeri.