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IL SERVITORE DI DUE PADRONI 575


Clarice. Eppure questa volta rea mi farei parlando.

Silvio. Questo silenzio a chi l’avete giurato?

Clarice. A Federigo.

Silvio. E con tanto zelo l'osserverete? 1

Clarice. L'osserverò per non divenire spergiura.

Silvio. E dite di non amarlo? Semplice chi vi crede. Non vi credo io già, barbara, ingannatrice! Toglietevi dagli occhi miei.

Clarice. Se non vi amassi, non sarei corsa qui a precipizio per difendere la vostra vita.

Silvio. Odio anche la vita, se ho da riconoscerla da un’ingrata.

Clarice. Vi amo con tutto il cuore.

Silvio. Vi aborrisco con tutta l’anima.

Clarice. Morirò, se non vi placate.

Silvio. Vedrei il vostro sangue più volentieri della infedeltà vostra.

Clarice. Saprò soddisfarvi2. (toglie la spada di terra)

Silvio. Sì quella spada potrebbe vendicare i miei torti.

Clarice. Così barbaro colla vostra Clarice?

Silvio. Voi mi avete insegnata la crudeltà.

Clarice. Dunque bramate la morte mia?

Silvio. Io non so dire che cosa brami.

Clarice. Vi saprò compiacere. (volta la punta al proprio seno)

SCENA VII.

Smeraldina e detti.

Smeraldina. Fermatevi, che diamine fate? (leva la spada a Clarice) E voi, cane rinnegato, l’avreste lasciata morire? (a Silvio) Che cuore avete di tigre, di leone, di diavolo? Guardate lì il bel suggettino, per cui le donne s’abbiano a sbudellare. Oh siete pur buona, signora padrona. Non vi vuole più forse? Chi non


  1. Bettin.: l’osservate?
  2. Segue nelle edd. Paper., Bettin., Savioli: «Silv. Ed io vi starò a vedere. (Già so che non avrà cuore di farlo). (da sè) Clar. Questa spada vi renderà dunque contento. (Vo’ vedere sin dove arriva la sua crudeltà). (da sè) Silv. Quella spada potrebbe ecc.».