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IL SERVITORE DI DUE PADRONI | 611 |
Beatrice. È ancor finito questo lungo esame?
Florindo. Costui mi va dicendo...
Truffaldino. (Per amor del cielo, sior padron, no la descoverza Pasqual. Piuttosto la diga che son sta mi, la me bastona anca, se la vol, ma no la me ruvina Pasqual). (piano a Florindo)
Florindo. (Sei così amoroso per il tuo Pasquale?) (piano a Truffaldino)
Truffaldino. (Ghe vôi ben, come s’el fuss me fradel. Adess vôi andar da quella signora, vôi dirghe che son sta mi, che ho falà; vôi che i me grida, che i me strapazza, ma che se salva Pasqual). (come sopra, e si scosta da Florindo)
Florindo. (Costui è di un carattere molto amoroso).
Truffaldino. Son qua da ela. (accostandosi a Beatrice)
Beatrice. (Che lungo discorso hai tenuto col signor Florindo?) (piano a Truffaldino)
Truffaldino. (La sappia che quel signor el gh’ha un servidor che gh’ha nome Pasqual; l’è el più gran mamalucco del mondo; l’è sta lu che ha fatt quei zavai della roba, e perchè el poveromo l’aveva paura che el so patron lo cazzasse via, ho trovà mi quella scusa del libro, del patron morto, negà, etecetera. E anca adess a sior Florindo gh’ho ditt che mi son stà causa de tutto). (piano sempre a Beatrice)
Beatrice. (Perchè accusarti di una colpa che asserisci di non avere?) (a Truffaldino, come sopra)
Truffaldino. (Per l’amor che porto a Pasqual). (come sopra)
Florindo. (La cosa va un poco in lungo).
Truffaldino. (Cara ela, la prego, no la lo precipita). (piano a Beatrice)
Beatrice. (Chi?) (come sopra)
Truffaldino. (Pasqual). (come sopra)
Beatrice. (Pasquale e voi siete due bricconi). (come sopra)
Truffaldino. (Eh, sarò mi solo).
Florindo. Non cerchiamo altro, signora Beatrice, i nostri servitori non l’hanno fatto a malizia; meritano essere corretti, ma in grazia delle nostre consolazioni, si può loro perdonare il trascorso.
Beatrice. E vero, ma il vostro servitore...