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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/33

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IL PADRE DI FAMIGLIA 25

Pancrazio. Sono stato là indietro, ed ho sentito con qual bella maniera insegnate le vostre lezioni. Colla gioventù è necessario qualche volta il rigore; ma la buona maniera, la pazienza e la carità è più insinuante per far profitto. Se si vede che nello scolare vi sia dell’ostinazione, e che non s’approfitti per non volere applicare, si adopra con discretezza il rigore; ma se il difetto viene dal poco spirito e dalla poca abilità, bisogna aiutarlo con amore, bisogna assisterlo con carità, consolarlo, animarlo, dargli coraggio, e fare che si adoperi per acquistarsi la grazia d’un amoroso maestro e non pel spavento d’un aguzzino.

Ottavio. Dite bene: son dalla vostra. Ma quei Lelio mi fa perder la pazienza.

Pancrazio. Se non sapete adoprar la pazienza, non fate la profession del maestro. Noi altri poveri padri fidiamo le nostre creature nelle vostre mani, e dipende dalla vostra educazione la buona o la cattiva riuscita de’ nostri figliuoli.

Ottavio. Io ho sempre fatto l’obbligo mio e lo farò ancora per l’avvenire. Del mio modo di vivere non ve ne potete dolere. Procuro d’insinuar loro delle buone massime, e se mi badassero, diventerebbero due figliuoli morigerati ed esemplarissimi.

Pancrazio. Se non fanno il loro debito, se non vi obbediscono, ditelo a me. Non siate con loro tanto severo. Fate vi riguardino con rispetto e non con timore. Quando lo scolare è spaventato dal maestro, lo considera come un nemico. Qualche volta è necessario dargli qualche premio, accordargli qualche onesto divertimento. In questa maniera i figliuoli s’innamorano della virtù, studiano con più piacere e imparano più facilmente.

Ottavio. Lelio è ostinato, altiero e intrattabile: all’incontro Florindo è docile, rispettoso e obbediente.

Pancrazio. Io son padre amoroso di tutti e due: sono ambidue del mio sangue, e la premura che ho per uno, l’ho ancora per l’altro. Odio e aborrisco la bestialità di quei padri, che innamorati d’un figliuolo, poco si curano dell’altro. Florindo è più docile, Lelio è più altiero: ma col più docile sto più sostenuto, e col più altiero qualche volta adopro maggior dolcezza...