Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/40

Da Wikisource.
32 ATTO PRIMO

SCENA XI.

Lelio e detti.

Lelio. Buon pro faccia al signor fratello. Mi rallegro che si diverta colla cameriera; e la rispettabile signora madre lo comporta.

Beatrice. Come ci entrate voi? Che cosa venite a fare nelle mie camere?

Lelio. Son venuto a vedere se il signor fratello vuole uscir di casa.

Beatrice. Mio figlio non ha da venir con voi. Siete troppo scandaloso; non voglio ch’egli impari i vostri vizi.

Lelio. Imparerò io le virtù di lui. Che bella lezione di moralità è questa? Per mano della cameriera!

Beatrice. A voi non si rendono questi conti.

Lelio. Fo per imparare.

Beatrice. Andate via di qua...

Lelio. Questa è camera di mio padre, e ci posso stare ancor io.

Beatrice. Questa è camera mia, e non vi ci voglio.

SCENA XII.

Pancrazio e detti.

Pancrazio. Che cosa è questo fracasso?

Beatrice. Questo impertinente non se ne vuol andare da questa camera.

Pancrazio. Come! Sì poco rispetto a tua madre?

Lelio. Ma questa, signor padre...

Pancrazio. Taci. E tu, Florindo, che cosa fai a tener per mano la cameriera?

Lelio. Egli, egli, e non io...

Pancrazio. Zitto, ti dico. Che cos’è questa confidenza? Che cosa sono queste domestichezze?

Florindo. Signore, mi sono scottato...

Beatrice. Povera creatura; è caduto in terra per accidente, ha dato la mano sul ferro che aveva messo qui Fiammetta, e vedetelo lì, si è abbruciato, si è rovinato.