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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/43

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IL PADRE DI FAMIGLIA 35


crescendo con l’età l’ardire e la petulanza, i figliuoli male allevati arrivano a segno di disprezzare e di maltrattare anco il padre.

Beatrice. Mio figlio non è capace di queste cose. È un giovane d’indole buona, e non potrebbe far male, ancor se volesse.

Pancrazio. Come! Non potrebbe far male, ancor se volesse? Sentimento da donna ignorante. Felice quello che nasce di buon temperamento, ma più felice chi ha la sorte d’avere una buona educazione! Un albero nato in buon terreno, piantato in buona luna, prodotto da una perfetta semenza, se non si coltiva, se non gli si leva per tempo i cattivi rami, diventa selvatico, fa pessimi frutti, e resta un legno inutile e buono solo a bruciare. Così i figliuoli, per bene che nascano, per buon temperamento che abbiano, come non si rilevano bene, come non si danno loro de’ buoni esempi, diventano pessimi, diventano gente inutile, gente trista, scorno delle famiglie e scandalo delle città. (parte)

SCENA XIV.

Beatrice sola.

Io non so di tanta dottrina. Non ho altro figlio che quello, e non lo voglio perdere per farlo troppo studiare. Se potessi, vorrei ammogliarlo. Mio marito vorrà dar moglie al maggiore, ed io come potrei soffrire in casa la consorte d’un mio figliastro! Sino una nuora, una sposa del mio caro figlio, la soffrirei; benchè difficilmente fra la suocera e la nuora si trovi pace. (parte)

SCENA XV.

Camera in casa di Geronio.

Rosaura vestita modestamente, ed Eleonora.

Eleonora. Brava sorellina, ho piacere che siate uscita dal vostro ritiro e che siate venuta in casa a tenermi compagnia.

Rosaura. Sorella carissima, sa il cielo quanto godo di stare in buona pace con voi, in casa del nostro carissimo genitore; ma