Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/45

Da Wikisource.

IL PADRE DI FAMIGLIA 37


nostro padre vi ha levata di quella casa e vi ha voluto presso di lui?

Rosaura. Io non lo so certamente. Son figlia obbediente ed ho abbassato il capo a’ suoi cenni.

Eleonora. Quanto mi date, se ve lo dico?

Rosaura. Se il ciel vi salvi, ditemelo per carità.

Eleonora. Ho inteso dire, non da lui ma da altri, che voglia maritarvi.

Rosaura. Maritarmi?

Eleonora. Sì, maritarvi. Siete la maggiore. Tocca a voi, poi a me.

Rosaura. Oh cielo, cosa sento! lo dovrei accompagnarmi con un uomo?

Eleonora. Farete anco voi quello che fanno l’altre.

Rosaura. Voi vi maritereste?

Eleonora. Perchè no? Se mio padre l’accordasse, lo farei volentieri.

Rosaura. Vi maritereste così ad occhi chiusi?

Eleonora. Mio padre li aprirà per lui e per me.

Rosaura. E se vi toccasse un marito che non vi piacesse?

Eleonora. Sarei costretta a soffrirlo.

Rosaura. Oh! no, sorella carissima, non dite così, che non istà bene. Il matrimonio vuol pace, vuol amore, vuol carità. Il marito bisogna prenderlo di buona voglia, che piaccia, che dia nel genio; altrimenti v’è il diavolo, v’è il diavolo, che il ciel ci guardi.

Eleonora. Dunque come ho da fare?

Rosaura. Via, via, che le ragazze non parlano di queste cose.

Eleonora. Cara sorella, mi raccomando a voi.

Rosaura. Siate buona e non dubitate.

Eleonora. Me lo troverete voi un bel marito?

Rosaura. Se sarete buona.

Eleonora. Farò tutto quello che mi direte.

Rosaura. Il cielo vi benedica.