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502 ATTO TERZO

Beatrice. Si è protestato che, se Rosaura perde la lite, non la vuol più.

Alberto. No se pol però concluder sto matrimonio, se no se strazza al contratto del Conte. Voggio che femo le cosse come che va.

Florindo. Il contratto del Conte lo romperò io, perchè gli romperò ben bene la testa. Indegno! impostore! calunniatore! bugiardo!

SCENA ULTIMA.

Il Dottore vestito da campagna, e detti.

Dottore. Servitor di lor signori.

Rosaura. Signore zio, da campagna?

Dottore. Signora sì, vado a Bologna. Ho saputo che siete qui, e son venuto a vedervi.

Rosaura. Ed io che farò in Rovigo senza di voi? Come volete ch’io viva?

Dottore. Cara la mia figliuola, mi si spezza il cuore, ma non so che cosa farvi. Son pover’uomo ancor io. Sperava anch’io sull’esito della lite, ma siamo restati delusi.

Rosaura. Consolatevi che il cielo mi ha provveduto.

Dottore. Sì? In che modo?

Rosaura. Sono sposa del signor Alberto.

Dottore. Dite da vero, la mia ragazza?

Alberto. Sior sì, xe la verità. La sarà mia muggier, se el sior Balanzoni se degna de sto matrimonio.

Dottore. Anzi ne provo tutta la consolazione. Non poteva avere una nuova più felice di questa. Signor avvocato, le sarò zio amoroso e servitore obbligato.

Alberto. E mi la venero come mio barba1, mio patron e, poderia dir, mio maestro...

Dottore. Ora so che mi burla.

Alberto. Me despiase che per concluder sto matrimonio, sarà necessario far renunziar legalmente al sior Conte le so pretension.

  1. Barba, zio. [nota originale]