Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/76

Da Wikisource.
68 ATTO SECONDO

Eleonora. Oh! perdonatemi, questo poi no. Se egli viene, io parto.

Beatrice. Perchè?

Eleonora. Mi ha detto assolutamente mio padre, che non vuole ch’io parli con alcun uomo, senza sua licenza. Io, che l’ho sempre obbedito, non lo voglio in questo disobbedire.

SCENA XIX.

Florindo e dette.

Florindo. Signora madre. (di dentro)

Beatrice. Figlio mio?

Florindo. Vi ho da dire una parola. Non posso fare a meno.

Beatrice. Per una parola lo lascerete venire. (ad Eleonora) Vieni, vieni.

Florindo. Eccomi. (entra in camera)

Eleonora. Con sua licenza. (si alza e parte)

SCENA XX.

Beatrice e Florindo, poi Rosaura.

Beatrice. Bella creanza! Hai veduto il bel rispetto che ha per me? Il bell’amore che ha per te? Ti pare che costei meriti di esser mia nuora? E avrai tu tanto cuore di sposare questa impertinente? Lasciala andare, non mancheranno ragazze più belle, più manierose di questa.

Florindo. Sentite, signora madre, io per dirvela non ho poi una gran passione per la signora Eleonora. Io mi voglio ammogliare; datemi questa, datemi un’altra, purchè abbia moglie, per me è tutt’uno.

Rosaura. Chi è qui? Chi è in questa camera?

Beatrice. Oh! signora Rosaura, mi rallegro di rivedervi.

Rosaura. Il cielo vi benedica, signora Beatrice; questo è il vostro figlio?