Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/379

Da Wikisource.

IL BUGIARDO 367

Ottavio. Lasciatemi, ve ne prego.

Dottore. Non voglio, non voglio assolutamente. Se vi preme mia figlia, venite meco.

Ottavio. Mi conviene obbedirvi. Ad altro tempo ci rivedremo. (a Lelio

Lelio. In ogni tempo saprò darvi soddisfazione.

Dottore. Bello il signor Marchese! Il signor Napoletano! Cavaliere! Titolato! Cabalone, impostore, bugiardo. (parte con Ottavio

SCENA XIX.

Lelio, poi Arlecchino.

Lelio. Maledettissimo Ottavio! Costui ha preso a perseguitarmi: ma giuro al cielo, me la pagherà. Questa spada lo farà pentire d’avermi insultato.

Arlecchino1. Sior padron, cossa feu colla spada alla man?

Lelio. Fui sfidato a duello da Ottavio.

Arlecchino. Avi combattù?

Lelio. Ci battemmo tre quarti d’ora.

Arlecchino. Com’ela andada?

Lelio. Con una stoccata ho passato il nemico da parte a parte.

Arlecchino. El sarà2 morto.

Lelio. Senz’altro.

Arlecchino. Dov’è el cadavere?

Lelio. L’hanno portato via.

Arlecchino. Bravo, sior padron, sì un omo de garbo, non avi mai più fatto tanto ai vostri zorni.

SCENA XX.

Ottavio e detti.

Ottavio. Non sono di voi soddisfatto. V’attendo domani alla Giudeccaa: se siete uomo d’onore, venite a battervi meco.

  1. Isola dirimpetto a Venezia.
  1. Qui comincia in Bett. la sc. XIX.
  2. Bett.: donca el sarà.