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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/617

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IL POETA FANATICO 603

Ottavio. Omero con Esiodo? Pindaro con Corinna? Nerone istesso? E voi sapete tutte queste cose?

Lelio. L’arte poetica l’ho imparata con fondamento.

Ottavio. Peccato che siate così satirico. Ditemi dunque, che cosa intendete di dire coll’istoria dei certami?

Lelio. Io dico che la competenza e il confronto fanno conoscere i veri e i falsi poeti. Che però conosco io un improvvisatore veneziano vero e reale, che non ha studio, che non ha fondo di scienza, ma canta egregiamente all’improvviso, senza cabale e senza imposture. Se volete che lo mettiamo al cimento con questo signor Tonino, scopriremo la verità.

Ottavio. Sì; bravissimo, facciamolo prestamente. Ritrovate questo onorato galantuomo, conducetelo qui da me, e facciamo questo certame. Vedete se mi ricordo del termine? Certame1

Lelio. Se potrà venire, verrà.

Ottavio. Manderò subito ad avvisare gli accademici nostri, perchè siano presenti al certame. Ora vado dal signor Tonino.

Lelio. Non gli dite nulla, non gli date campo che si prepari.

Ottavio. Bravo. Mi avete illuminato. Anderò a ritrovare mia figlia, a vedere se ha fatto qualche capitolo petrarchesco.

Lelio. Benissimo...

Ottavio. Ah! Che dite di mia figlia? Quello è un portento. Andatene a ritrovare un’altra. Non c’è, non c’è stata, e non ci sarà. Che Petrarca! Che Ariosto! Che Tasso! Ma dite la verità, non è una cosa che fa stordire? Non fa dar la testa nelle muraglie? Fidalma Ombrosia, Fidalma Ombrosia.

Fidalma, a te m’inchino;

Fidalma, onor del sesso femminino. (parte)

Lelio. È pazzo per questa sua figlia. Io me lo godo infinitamente.

  1. Zatta, con punteggiatura diversa: «del termine certame».