Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
IL TEATRO COMICO | 79 |
Lelio. La critica.
Orazio. Basta che sia moderata, che prenda di mira l’universale, e non il particolare; il vizio, e non il vizioso; che sia mera critica, e non inclini alla satira.
Vittoria. Signor capo di compagnia, con sua buona grazia, una delle due; o ci lasci finir di provare, o permetta che ce n’andiamo.
Orazio. Avete ragione. Questo signor comico novello mi fa usare una mala creanza. Quando i comici provano, non s’interrompono. (a Lelio)
Lelio. Io credeva che avessero finito, quando Fiorindo e Rosaura si sono sposati, mentre si sa che tutte le commedie finiscono coi matrimoni.
Orazio. Non tutte, non tutte.
Lelio. Oh! quasi tutte, quasi tutte.
Tonino. Sior Orazio, mi fenisso in te la commedia prima dei altri: se contentela che diga la mia scena, e che vaga via?
Orazio. Sì, fate come volete.
SCENA X.
Il Suggeritore e detti.
Suggeritore. Cospetto del diavolo! Si finisce o non si finisce questa maledetta commedia?1
Orazio. Ma voi sempre gridate. Quando si prova, vorreste che si andasse per le poste per finir presto; quando si fa la commedia, se qualcheduno parla dietro le scene, taroccate, che vi sentono da per tutto.
Suggeritore. Se tarocco, ho ragione, mentre la scena è sempre piena di gente che fa romore; e mi maraviglio di lei, che lasci venir tanta gente sulla scena, che non ci possiamo movere.
Eugenio. Io non so che piacere abbiano a venire a veder la commedia in iscena.
- ↑ Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Pantal. Son qua, disè su, che ve vegno drio. Sugger. Sian maladette le prove».