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LA DAMA PRUDENTE 29


ricusar le finezze del conte Astolfo. Di ciò non mi potete aggravare.

Marchese. Capperi, signora donna Eularia, non vi lasciate servire che per commissione di vostro marito?

Eularia. Sì signore, così è. Non mi vergogno a dirlo, e non mi pento di farlo. (ritorna Roberto)

Roberto. Ma queste maladette chiavi io non le trovo.

Eularia. Quanto volete scommettere, che se io le cerco, le troverò?

Roberto. Se non le trovo, sono imbrogliatissimo.

Eularia. Caro Marchese, datemi licenza. Le voglio cercar io. (s’alza)

Marchese. Accomodatevi pure.

Eularia. (Anderò via e sarà finita). (da sè)

Roberto. Marchese mio, mi dispiace infinitamente. Cercatele e tornate presto.

Eularia. (Oh, non ci torno più). (da sè)

SCENA VI.

Il Paggio e detti.

Paggio. Signore, il conte Astolfo vorrebbe riverirla.

Eularia. Ora con queste chiavi perdute, non so come riceverlo.

Roberto. (Ho piacere che venga il Conte. È meglio ch’ella resti con due, che con uno). (da sè)

Eularia. Potete dirgli L’accidente di questa chiave, e che mi scusi. (a Roberto)

Marchese. Anch’io vi leverò l’incomodo.

Roberto. Oh, fermate. Ecco la chiave, l’ho ritrovata. Era nel taschino dell’orologio, dove non la metto mai. Accomodatevi, accomodatevi: digli che passi, ch’è padrone. (al paggio che parte subito, poi ritorna)

Marchese. Signora donna Eularia, vi solleverò del disturbo.

Eularia. Siete padrone di accomodarvi come vi aggrada.

Roberto. Favorite restare. Favorite bevere una cioccolata. Ecco il Conte.