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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/163

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Madamigella. Signor Pantaloncino, begli occhi, bella fronte, bel labbro, e non sarete amabile?

Pantaloncino. Cara ela... la me fa vergognar.

Madamigella. Vi burlo, eh?

Pantaloncino. No so cossa dir...

Madamigella. Signor cortigiano, vi ha insegnato bene il vostro libro del baronezzo?

Pantaloncino. Confesso anca mi, che delle volte se falla.

Madamigella. Sapete cosa vi ha insegnato questo vostro bel libro?

Pantaloncino. Cossa, cara ela?

Madamigella. A trattar male colle persone civili.

Pantaloncino. Perchè, patrona?

Madamigella. Parvi una civiltà, una buona grazia, tollerare che una fanciulla per causa vostra soffra il disagio di favellarvi in piedi?

Pantaloncino. Perchè no se sentela?

Madamigella. I miei libri, che non sono di baronezzo, m’insegnano di non sedere, quando stia in piedi chi mi deve ascoltare.

Pantaloncino. Donca bisognerà che me senta anca mi.

Madamigella. Così fareste, se aveste meglio studiato.

Pantaloncino. Co no ghe xe altro mal, ghe remedio subito. (va a prendere la sedia)

Madamigella. (Gran giro mi convien fare per giungere al punto che io mi sono prefisso). (da sè)

Pantaloncino. Ecco qua la carega.

Madamigella. Sedete.

Pantaloncino. Me maraveggio. Tocca a ela.

Madamigella. Effetto di vostra gentilezza. (siede)

Pantaloncino. Obbligo della mia servitù.

Madamigella. Oh signor Pantaloncino, questi termini, queste buone grazie, non le avete studiate nel vostro libro.

Pantaloncino. No, patrona, le xe cosse che le imparo da ela.

Madamigella. Dunque confessate, che sinora avete avute delle cattive lezioni.

Pantaloncino. Sarà come che la dise ela.