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312 ATTO TERZO

Rosaura. Sappialo anche don Satanasso.

Beatrice. (Se non mi vendico, possa morire). (da sè, parte)

Rosaura. Oh degna sposa di don Garzia!1 (parte)

SCENA X.

Luogo spazioso verso le mura della città.

Arlecchino cogli occhi bendati, in mezzo ai granatieri con baionetta in canna, che lo conducono a morire. Soldati sull’armi. Tamburo che suona. Don Sancio, don Garzia, don Alonso e Brighella ai loro posti. S’avanzano i granatieri con Arlecchino: giunti al posto, lo fanno inginocchiare, poi s’allontanano. Altri quattro soldati si preparano per tirargli.

SCENA XI.

Pantalone e detti.

Don Sancio alza il bastone, e fa segno ai soldati che s’impostino. I soldati alzano il fucile al viso. Pantalone parla all’orecchio di Brighella e gli dà un foglio. Brighella fa cenno al Capitano che aspetti; si parte dal suo posto, e va a parlare al Capitano. Il Capitano legge, poi fa cenno ai soldati che abbassino l’armi. Brighella li riconduce al loro posto. Il Capitano parla piano a Brighella, accennando che gli consegna Arlecchino, poi col bastone fa cenno agli uffizioli e ai soldati che marcino. Pantalone fa riverenza e vuol ringraziare il Capitano. Egli fa cenno che stia cheto, per non precipitare il paziente. Gli ufficiali ed i soldati marciano, continuando il tamburo. Arlecchino va piangendo. Restano alcuni soldati con altro tamburo.

Brighella. (Bisogna andar bel bello, acciò nol mora dall’allegrezza) (al tenente) Arlecchin. (in qualche distanza)

  1. Pap. aggiunge: Però non mi fa paura. Tremo per la vita di don Alonso, perseguitata dal suo rivale; per altro, se avessi io a disputarla con Beatrice, benchè ostenti più calore di me, le vorrei strappare i capelli.