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LA MOGLIE SAGGIA 433

SCENA IV.

Arlecchino e Brighella.

Arlecchino. Caro camerada, za chi è andai via, deme una man a desparecchiar.

Brighella. Sì, volentiera. Aspetta, sto vin no voi che el vada de mal. (beve)

Arlecchino. Presto, presto, vien zente; portemo via tutto. (portano via la tavola)

SCENA V.

Ottavio e detti.

Ottavio. Brighella?

Brighella. Signor.

Ottavio. Accendi.

Brighella. La servo. (parte)

Ottavio. Sia maladetto il punto ch’io venni in questa casa.

SCENA VI.

Beatrice dalla camera, e detti.

Beatrice. Arlecchino?

Arlecchino. Signora.

Beatrice. Il lume. Voglio andare a letto.

Arlecchino. Gnora sì. (parte)

Ottavio. Si va a letto presto questa sera.

Beatrice. Che cosa volete ch’io faccia, sola come una bestia?

Ottavio. Io vi lascio sola, per non vedervi andare sulle furie.

Beatrice. Non anderei sulle furie, se non vi alteraste per niente.

Ottavio. Ma certe cose non le posso soffrire.

Beatrice. Nè io certe altre.

Ottavio. Che ora abbiamo? (guarda l’orologio) Quattr’ore1.

Beatrice. Il mio da camera non fa che tre ore e mezza.

Ottavio. Sarà così, il mio va presto.

  1. Si intende dopo il suono dell’avemaria.