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170 ATTO SECONDO

Elvira. In verità, voi mi consolate. Lo farete di buon cuore?

Aurelia. Se non vi amassi, non lo farei.

Elvira. Questa mattina, confesso il vero, ho dubitato dell’amor vostro; non mi sarei mai creduta che un’amica, come voi siete, ricusasse un bacio.

Aurelia. L’ho forse io ricusato?

Elvira. No; ma sputandovi sopra, il disprezzo è stato maggiore.

Aurelia. Vi ho pure detto il perchè.

Elvira. Avete paura che sulle mie labbra vi sia il carmino? Io non ne ho bisogno, per grazia del cielo.

Aurelia. Eh già, tutti i vostri colori sono naturali. (con ironia)

Elvira. Vorreste forse dire di no? Venite la mattina a vedermi levar dal letto.

Aurelia. E poi, un poco di tinturetta non istà male.

Elvira. Io no certo.

Aurelia. Oh!

Elvira. No, vi dico.

Aurelia. Eh!

Elvira. Venite qua, provate col fazzoletto.

Aurelia. Sì, proviamo. (tira fuori il fazzoletto, e va per toccarla, ed ella si ritira)

Elvira. Ma quando lo dico, dovete crederlo.

Aurelia. Presumete troppo a voler render la gente cieca.

SCENA VII.

Il Servitore e dette; poi donna Violante.

Servitore. Signora, è qui donna Violante, che desidera riverirla.

Aurelia. Padrona. (al servitore, alzandosi)

Elvira. Oh diamine! aspettate. (al servitore, alzandosi) Donna Aurelia, quest’incontro è pericoloso.

Aurelia. Potete passare in un’altra camera. Fa che venga donna Violante. (al servitore che parte)

Elvira. A voi mi raccomando. (parte)

Aurelia. Oh va, che sei bene raccomandata. Io non credeva in