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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/479

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TORQUATO TASSO 465
Marchesa. No, signor Veneziano. Non l’amo niente più

Di quel che in lui esiga il merto e la virtù.
Voi non mi conoscete. D’un letterato onora
I pregi al mondo noti la marchesa Eleonora. (parte)

SCENA III.

Sior Tomio e don Gherardo.

Tomio. Dove vala? la senta. Ih ih, la xe scampada.

La marchesa Leonora? per diana, l’ho trovada.
Questa xe giusto quella che ha innamorà Torquato.
Gherardo. (Oh, non ho inteso bene. Tardi sono arrivato).
Tomio. (Velo qua un’altra volta).
Gherardo.   (Quello che non ho inteso,
Posso saper da lui. Ma no, troppo m’ha offeso).
Tomio. Patron mio riverito.
Gherardo.   Servitor suo devoto.
Tomio. Stala ben? vala a spasso?
Gherardo.   Faccio un poco di moto.
Tutto ’l dì alla catena...
Tomio.   Tutto el dì sfadigar...
Gherardo. (Dissimular conviene).
Tomio.   (El vien dolce, me par).
Gherardo. Quella gentil signora, che or or da qui è partita,
La conoscete?
Tomio.   Poco.
Gherardo.   È una dama compita.
Tomio. Certo me par de sì.
Gherardo.   Con voi non ha parlato?
Tomio. La m’ha parla.
Gherardo.   V’ha detto qualcosa di Torquato?
Tomio. Ella no ha dito gnente, anzi la m’ha negà;
Ma da vari discorsi qualcossa ho combinà.
El nome, la fegura, el parlar tronco e scuro,
El sito, la premura... la xe quella seguro.