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146 ATTO SECONDO
Veggon che mi sei cara, e studian la maniera

Di aver dal lor partito ancor la cameriera.
Sola veder mi vogliono, oppressa e disperata.
Ma questa volta, il giuro, non l’hanno indovinata.
Disponi della dote, consento a ogni partito.
Ma non sperar ch’io soffra Volpino a te marito.
Volpino. Ed io con sua licenza... (staccandosi dalla tavola)
Dorotea.   Non replicare, indegno.
Volpino. (Torna a sparecchiare.)
Gasperina. Voi mi avete promesso. (a Dorotea, con forza)
Dorotea.   Vuoi ti1 risponda un legno?
(a Gasperina, sdegnata)
La tavola tu pure a sparecchiar ti affretta.
Volpino. (Questa me l’aspettava). (levando i tondi)
Gasperina.   (Fortuna maladetta).
(levando i tondi)
Dorotea. Trovati un altro sposo, vedrai se la padrona
Ha per te dell’amore.
Gasperina.   Neanche un re di corona.
(sparecchiando)
Dorotea. Se ti verrà più intorno quel finto, quel briccone,
Averà che far meco.
Volpino.   Comanda il mio padrone.
(sparecchiando)
Dorotea. Se la mia cameriera mi farà un’insolenza,
Io saprò castigarla.
Gasperina.   Mi dia la mia licenza, (sparecchiando)
Dorotea. Temeraria, hai coraggio di favellar così?
Volpino. S’ha a parecchiar la mensa tre o quattro volte al dì?
Dorotea. La licenza mi chiedi? (a Gasperina)
Gasperina.   Pieghiamo la tovaglia.
(a Volpino)
Dorotea. Parla. (a Gasperina)

  1. Nell’ed. Pitteri è stampato, per isbaglio; che ti. Edd. Guibert-Orgeas e Zatta: Vuoi che risponda ecc.