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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/454

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446 ATTO QUINTO
Giuseppina. E dov’è Valentina, che non si vede intorno?

Dorotea. Sarà col caro sposo a consumare il giorno.
Ippolito. Anch’io colla sposina un dì mi tratterrò.
Rosina. Ecco lo zio; parlategli. (ad Ippolito)
Ippolito.   Oh, mi vergognerò.

SCENA XI.

Fabrizio e detti.

Fabrizio. Che nobile congresso!

Dorotea.   Siam stanchi d’aspettare.
Fabrizio. Se siete stanca, andate; con voi non ho che fare.
Giuseppina. Orsù, non siam venuti per taroccar.
Fabrizio.   Domani
Voi nel ritiro andrete. (a Giuseppina)
Dorotea. (Mi pizzican le mani). (da sè)
Giuseppina. Io dunque nel ritiro andar son destinata.
E Rosina, signore?
Fabrizio.   Rosina è maritata.
Giuseppina. Pria di me si marita?
Fabrizio.   Quello ch’è fatto, è fatto.
Ecco appunto il notaro che ha steso il suo contratto.
Notaro. Io, signor? Non è vero.
Fabrizio.   Come! avete bevuto?
Notaro. Ad un par mio, signore? Sono un uom conosciuto.
Il contratto ch’io feci, non fu per questi qui.
E voi ben lo sapete.
Fabrizio.   Oh cospetton! per chi?
Notaro. Se poi sposar volete la signora Rosina,
Per lei farò la scritta. (a Fabrizio)
Fabrizio. Zitto (al Notaro), ov’è Valentina?
(guardando intorno)
Valentina, ove siete? Sento tremarmi il cuore.
Valentina. Chiamatela.