Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/67

Da Wikisource.

IL PADRE PER AMORE 59
Luigi. Il mio minor germano non è il mio precettore.

Placida. Signor, figlia è Isabella di onesto genitore.
Don Roberto mio sposo, nobile Capuano,
Fra le milizie Ispane fu eletto in capitano.
Povero di fortune cercò sorte migliore;
Io la mia Principessa servii dama d’onore.
Cessi all’illustre dama, è ver, la mia bambina,
Ma col piacer di vivere al sangue mio vicina.
E ne’ miei casi avversi mi reputai felice
Della mia stessa figlia venir governatrice.
No, le nozze del Duca degne di lei non sono;
Signor, se le soffersi, a voi chiedo perdono, (a Luigi)
Ma se ha il prence Fernando per lei lo stesso amore,
Non è tal figlia indegna ancor del vostro cuore.
(a Luigi)
Luigi. Io son che non la merto, un infelice io sono...
Fernando. Note della mia sposa, vi bacio, e a lei perdono.
Quest’amorosa insidia formato ha il mio contento;
Di un sì felice inganno è vano il pentimento.
Opera fu pietosa della bontà divina,
Trovar di donna Placida sì pronta una bambina.
La perdita fatale (ah, nel pensarlo io tremo!)
Reso avrebbe in quel punto il mio cordoglio estremo.
Figlia non è Isabella della mia sposa, è vero,
Ma di una madre onesta, di cuor saggio e sincero.
E la virtù sublime che le circonda il petto.
Degna vieppiù la rende del mio paterno affetto.
Se nell’età in cui sono, di prole il ciel mi priva,
Di me la mia Isabella sarà figlia adottiva:
Ella de’ beni miei sarà l’unica erede,
Sarà di mia famiglia, vivrà nella mia fede.
Verso la cara figlia il primo amor non langue,
Pronto sarei per essa a dar la vita e il sangue.
Placida. Ah, dal fondo del cuore a inumidir le ciglia
Sorge il tenero pianto. Viscere mie, mia figlia,