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60 ATTO TERZO
Padre finor col labbro non lo chiamaste in vano.

Sia benedetto il cielo, baciategli la mano.
Isabella. (Si accosta per baciar la mano a don Fernando.)
Fernando. Vieni, cara, al mio seno.
Isabella.   Oh padre mio pietoso!
Luigi. (Turbar sì dolci affetti col labbro mio non oso.
Credei d’esser scoperto; ma, povera fanciulla!
Affliggerla non deggio, se ancor non ne sa nulla).
Cavaliere. (Finor per questa via l’arte ho adoprata in vano:
Altra miglior scoperta precipiti il germano).
Signor, l’affetto vostro, che ogni misura eccede,
(a don Fernando)
Puote obbligare il Duca a mantener la fede;
Ed ei d’amore acceso per la bella adottiva,
Fomenterà nel seno la fiamma rediviva.
Ma in faccia sua lo dico, egli, signor, v’inganna.
Ei dovrà, suo malgrado, sposar donna Marianna.
Isabella.   (Oimè!)
Luigi. Che ardire è il vostro? (al Cavaliere)
Fernando.   L’impegno è già disciolto.
Cavaliere. Donna Marianna è in Napoli, e fu veduta in volto.
Fernando. Come! (al Duca Luigi)
Luigi.   Germano indegno.
Fernando.   Svelatemi il mistero. (a Luigi)
Luigi. Donna Marianna è in Napoli: sì, don Fernando, è vero.
Isabella. (Madre mia, son perduta). (piano a donna Placida)
Placida.   (Non vi affliggete ancora).
(piano a donna Isabella)
Luigi. Questo mio cuor costante donna Isabella adora.
Cambiati i suoi natali, non scema in me l’amore;
Se degna è del cuor vostro, ell’è pur del mio cuore.
Venuta di Messina la femmina sdegnata...
Cavaliere. Vuol chiedere giustizia, vuol essere sposata:
Quattro persone al porto stamane l’han veduta
Contro il Duca medesimo altera e risoluta.