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222 ATTO PRIMO


Costanza. Che bella civiltà!

Felicita. Che bella creanza!

Costanza. Siete voi il padrone della bottega?

Felicita. Alle donne civili si fanno simili malagrazie?

Conte. Ma se voi pensate di corbellarmi....

Felicita. Non si esibisce nè meno un caffè?

Conte. Subito, volentieri. Caffè. (chiamando forte)

Nicolò. (Di dentro) La servo.

Conte. (Se si cavano la maschera, le conoscerò). (da sè) Voi, signora, lo beverete? (a Costanza)

Costanza. Farò quel che farà la compagna.

Conte. Brava, in verità ci ho gusto.

Nicolò. Eccole servite del caffè. (con cogoma e guantiera con chiccare)

Conte. Favorite sedere.

Felicita. Non vo’ sedere.

Costanza. Nemmeno io.

Conte. Molto zucchero? (a Felicita)

Felicita. Piuttosto.

Conte. Così? (ponendo il zucchero nella chiccara)

Felicita. Anche un poco.

Conte. E voi?

Costanza. Una cosa giusta.

Conte. Ma con la maschera non lo beverete.

Costanza. Bevetelo voi, signore.

Conte. Servitevi prima voi. Questo è il vostro. (presenta la tazza a Costanza)

Costanza. Oh, è qui mio marito.

Felicita. Oh, vedo venir mio fratello. Serva sua. (al Conte)

Costanza. La riverisco. (al Conte)

Felicita. Lo mantenga caldo.

Costanza. Lo beveremo dimani.

Felicita. Quella del viglietto lo riverisce. (parte)

Costanza. Quella del nastro gli fa umilissima riverenza. (parte)