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LE DONNE DI BUON UMORE 225


Conte. Sì certamente.

Dorotea. (Chiamando Pasquino) Maschera, una parola. (Che ne dici, Pasquina? E che sì, che il viglietto l’ha formato la signora Costanza?) (piano a Pasquino)

Pasquina. (Così credo ancor io, è capace di averlo fatto). (piano a Dorotea)

Dorotea. (Non facciamo per altro che da noi si scuopra). (piano come sopra, e torna al suo posto)

Conte. (Questi loro segreti mi fanno sempre più sospettare che il viglietto venga dalle loro mani). (da sè)

Dorotea. Avete verun sospetto intomo a chi possa avervi scritto quel foglio?

Conte. Direi, se non temessi di essere troppo ardito.

Dorotea. Via, ditelo.

Conte. Mi pare che quella che l’ha vergato, non sia molto da me lontana.

Dorotea. A voi, maschera. (a Pasquina)

Pasquina. A me?

Conte. Se il mio pensier non m’inganna, se il viglietto è sincero, perchè non mi fate l’onor di scoprirvi?

Pasquina. Per me, non l’ho scritto certo.

Dorotea. Sapete chi l’averà scritto? Quella giovane a cui donaste l’anello.

Conte. Come sapete voi, che io ho donato un anello?

Dorotea. Sì signore, sappiamo tutto.

Pasquina. L’abbiamo anche veduto, e sappiamo ch’è un bell’ anellino.

Conte. Ditemi. Sareste voi la signora Pasquina?

Pasquina. Io Pasquina? Non signore.

Conte. E voi, signora.... (a Dorotea)

Dorotea. Sa chi son io? Costanza.

Conte. La signora Costanza! Quella giovane così bella e così vezzosa, che ieri sera alla festa di ballo mi piacque tanto? Quella che fra tante altre brillava e risplendeva come una stella?

Pasquina. (Sentite come la loda!) (da sè)