Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/136

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126 ATTO PRIMO

Bonfil. Favellaste voi con milord Artur.

Pamela. Sì signore.

Bonfil. Chi vi era presente?

Pamela. Nessuno.

Bonfil. Nessuno?

Pamela. Dell’affar di mio padre convien parlarne segretamente.

Bonfil. (Ha ragione). (da sè)

Pamela. Spiacevi ch’io abbia parlato con milord Artur?

Bonfil. No, non mi spiace.

Pamela. È l’unico cavaliere ch’io stimo1; che mi pare onesto e sincero.

Bonfil. Sì, è buon amico.

Pamela. È degno veramente2 della vostra amicizia. Parla bene, è di buon cuore. Ha tutti i numeri della civiltà e della cortesia.

Bonfil. (Lo loda un po’ troppo). (da sè)

Pamela. Ha un amor grande per il povero mio genitore.

Bonfil. (Se lo loda per questo, non vi è malizia). (da sè)

Pamela. Sposo mio dilettissimo, possibile che non ci riesca di consolarlo?

Bonfil. Sì, lo consoleremo.

Pamela. Ma quando?

Bonfil. Quando, quando? Più presto che si potrà. (alterato)

Pamela. (Si altera facilmente. Quanto mai mi dispiace questo picciolo suo difetto!) (da sè)

Bonfil. Preparatevi per partire.

Pamela. Sarò pronta quando volete.

Bonfil. Dite a Jevre, che venga qui.

Pamela. Sarete obbedito. (con umiltà)

Bonfil. Se non siete contenta, non ci venite.

Pamela. Quando sono con voi, non posso essere che contenta.

Bonfil. Volete che facciamo venir con noi della compagnia?

Pamela. Per me non mi curo di aver nessuno.

Bonfil. Facciamo venire milord Artur?

  1. Ed. cit.: È l’unico cavalier ch’io conosco che mi pare ecc.
  2. Ed. c.: certamente.