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Ma mettermi non posso con altre in competenza,

Con altre, ch’hanno il merito d’aver la preferenza.
Fortuna mia sarebbe per imparare il canto
Servir queste signore, lor sostenendo il manto;
E dietro dalle scene, qual loro serva o schiava,
Batter le mani, e dire: La mia padrona è brava.
Tonina. (Oe sentìu? la ne burla). (ad Annina)
Annina.   (Cosa importa a mi?1
Intant mi son a seder, è la bamboza in pi).
(a Tonina)
Pasqualino. (La nazion fiorentina è più dell’altre accorta).
Cavolo. (Come la sa far bene costei la gatta morta).
Alì. (So modesto parlar, mostrar sincerità;
Creder che più dell’altre aver abilità).
Smirne voler vegnir? (a Lucrezia)
Lucrezia.   Mio signor, perchè no?
Se degna mi credete, venir non lascierò.
Alì. Quanto voler per paga?
Lucrezia.   Ciò tratterem dopoi.
Pria ditemi in qual grado deggio venir con voi.
Alì. Per musica venir.
Lucrezia.   Per musica capisco.
Ma chiedevi perdono, se oltre il dovere ardisco.
Se qualche altra signora prima di me è fermata,
Bramo saper qual parte a me sia destinata.
Alì. Ti meritar la prima; ma donne no trovar,
Che parte da seconda abbia intenzion de far.
Ti che parlar con mi tanto modesta e bona,
Spero seconda parte vorrà far to persona.
Lucrezia. Caro signor Alì, mi onora in ogni modo;
Se ha di me tal concetto, moltissimo ne godo.
Per me sdegnar non posso delle seconde il rango.
Non deggio alzar la testa dal povero mio fango.

  1. Così il testo.