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Il 4, 6, e 10 marzo 1900, nel teatrino del Palazzo Taverna a Roma, dei filodrammatici improvvisati dell’alta società romana recitarono il Ventaglio a scopo benefico. Li istruì Virginia Marini e s’ebbero tutti, in modo speciale la principessa Paterno [Giannina], l’autorevole lode di Adelaide Ristori (vedi fotografie e una lettera della Ristori nelle Cronache Teatrali di Edoardo Boutet, Roma, 25 marzo 1900, pp. 6-10). — Sempre a scopo benefico anche studenti e studentesse dell’università di Bologna, maestro Luigi Rasi, diedero il 19 marzo 1901 a quel Teatro Comunale la nostra commedia e Carlo Zangarini disse allora un suo prologo d’occasione definito dal poeta «una variazione fantastica su motivi del Ventaglio». Del grazioso componimento diamo un breve saggio:

                    «...volendo ricondur la sana
                    eco del riso a queste austere sale,
                    abbiamo chiesto ad una età lontana
                    un ventaglio tutt’ori e tutto gale,
               con un fregio di putti intorno intorno,
                    dame in agguato dietro l’occhialetto,
                    e cavalieri, in bel costume adorno,
                    mutando piede al suon d’un minuetto.
               E messaggio di gioia io son venuto,
                    belle signore, a farvi complimento,
                    grave movendo, a cenno di saluto,
                    il ventaglio gentil del settecento.

Il Ventaglio simboleggia «la felicità»:

                    «ciascun l’insegue, non la giunge alcuno»

(Avanti la diana, Bologna (Beltrami, 1905, pp. 70-74). Negli intermezzi e durante le scene mute si esegui musica settecentesca sotto la direzione di Guido Alberto Fano (Cfr. Ehi! ch’al scusa, 9 marzo 1901, e altri periodici bolognesi di quei giorni). Si stamparono anche cartoline d’occasione. Nello stesso anno [1901] altra recita nel teatrino di Villa Nava a Portici, sotto l’abile guida di Alessandro Nava. G. d. m. [Gaspare Di Martino] ne scrive quest’elogio: «Il Ventaglio, la commedia di Goldoni così ostica alla concertazione, così difficile alla coloritura del dialogo e dell’ambiente, così impicciosa alla messa in iscena d’un piccolo teatro, da quei bravi innamorati dell’arte fu recitata con snellezza, con vivacità incisiva di parole, con colore smagliante di vita, con uno scenario ch’era un saggio di gusto squisito e di pazienza cenobitica» (Il Proscenio, Napoli, 7 novembre 1901). Nel bicentenario della nascita (1907) recitarono, il 13 febbraio, il Ventaglio al Teatro dei Filodrammatici gli studenti del Liceo Parini di Milano. Replica il 27 a scopo di beneficenza (v. Corriere della sera del febbraio). Curiosa fu certo una rappresentazione del Ventaglio, nella stessa occasione (1907), data all’Istituto Margherita di Palermo da quelle allieve. La precedettero una conferenza del prof. Li Greci e un dialogo su Goldoni (v. Il Giornale di Sicilia, Palermo, 26 febbraio 1907). Imitarono il valoroso esempio delle sicule consorelle, incaricandosi di tutte le parti, maschili e femminili, le normaliste della R. Scuola Elena Corner Piscopia di Venezia nel marzo del 1913. Le istruì la direttrice Clelia Falconi, studiosa apprezzata del teatro goldoniano. Vi furono due recite alla scuola e due pubbliche (Teatro Massimo):