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GLI AMORI DI ZELINDA E LINDORO 15

Lindoro. Ecco fatto. Ora siamo sicuri di non essere scoperti. Per tutti questi riflessi adunque sono sicuro per la parte del servitore, ma il padrone mi fa tremare.

Zelinda. Qual padrone?

Lindoro. Non so che dire, tutti due, il padre ed il figlio egualmente.

Zelinda. Oh in quanto al vecchio, vi assicuro che sospettate a a torto. Il signor don Roberto1 è un uomo savio, dabbene, pieno di carità, che mi ama con amore paterno, che compatisce il mio stato, che sa che io non sono nata per servire, e procura colle sue buone grazie di raddolcire la mia condizione.

Lindoro. Sì, tutto va bene; ma lo fa con troppa caricatura, e so che sua moglie medesima interpreta malamente le finezze ch’egli vi usa.

Zelinda. Donna Eleonora pensando sì malamente fa torto a suo marito, e fa a me un’ingiustizia. Non crediate però ch’ella agisca per gelosia, poichè una giovane che sposa un vecchio per interesse, raramente è di lui gelosa. Dubita ch’egli mi sia liberale di qualche cosa. Sa che mi ha promesso alla sua morte di beneficarmi, teme2 ch’io vaglia a pregiudicarla.

Lindoro. Ma.... E il figlio?

Zelinda. Oh circa il signor don Flaminio, questo è quello ch’io volea confidarvi. Mi si è scoperto liberamente.

Lindoro. Povero me! Sono nel maggior affanno del mondo.

Zelinda. Non temete di nulla. Siate sicuro della mia costanza.

Lindoro. Ma non posso viver tranquillo. Cara Zelinda, profittiamo della protezione del vecchio, scopriamogli il nostro amore, ed impegniamo la sua bontà ad acconsentire alle nostre nozze.

Zelinda. Caro Lindoro, ci ho pensato anch’io, ma vi scopro delle grandi difficoltà. Il signor don Roberto non vi conosce, non sa che per amor mio siate fuggito di casa vostra, e siate venuto a servirlo per segretario unicamente per star meco. Appunto perch’egli mi ama, e perchè ha qualche considerazione per me,

  1. Nell’ed. Zatta è stampato sempre: D. Roberto.
  2. Nell’ed. bolognese e in altre posteriori è stampato: e teme.