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108 ATTO PRIMO
Perdon dell’ira mia, mercè di tanta

Sventurata costanza. I tuoi begli occhi
Volgi a mirare un vincitor prostrato,
Un monarca che prega.
Alerico.   Eterni numi,
Reggete il colpo; il traditore è al varco.
(Va per ferir Germondo colla mezza spada. In questo Cratero con
soldati e detti.


Cratero. Ferma, crudel.
(Per di dietro ferma il braccio d‘ Alerico, e gli leva la mezza spada.
Alerico.   Sorte spietata!
Rosmonda.   Oh stelle!
Germondo. Barbaro, traditor, quest’è la fede,
Quest’è il valor, quest’è la via inumana
Per cui tenti, crudel, la tua vendetta?
Tra que’ marmi nascosto, alla mia morte
Con insidie aspirar?
Alerico.   Sì, la tua morte
Fu l’unico mio voto. In campo armato
La procurai fra mille spade invano.
Ma che più far potea? Mi tolse il fato
La metà del mio brando. I miei guerrieri
S’avviliro, e fuggir. Qual’altra via
Mi restava opportuna alla vendetta
Fuorchè coglierti al varco? Il ciel talvolta
Salva gli scellerati, alla sua destra
Riserbando il punirli, e s’ei ti trasse
Dal destin de’ miei colpi, attendi, attendi
Un fulmine maggior che ti punisca.
Rosmonda. (Ahimè, troppo l’irrita). (da sè
Germondo.   Ah se mi sdegno,
Non parlerai così.
Cratero.   Vendica, o Sire,
I torti tuoi; un tradimento orrendo