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ROSMONDA 113
Non lasciar impunito.

Germondo.   Or va, Cratero,
Fa che Aranna si renda e i duci suoi.
Cessin le stragi i miei guerrieri. Io voglio
Triegua ai vinti donar.
Cratero.   Volo a ubbidirti. (parte

SCENA III.

Alerico, Germondo, Rosmonda, soldati.

Germondo. Alerico, sei vinto e innanzi agli occhi

Vedi il tuo vincitor; lo vedi offeso,
Insidiato, tradito e dal tuo sdegno
Ammaestrato a divenir feroce.
Sta in mia mano il punirti e far che sia
Preceduto da mille aspri tormenti
L’estremo dì che ti riman di vita.
Barbaro, osserva di Rosmonda in volto
La tua fortuna. Il mio furor disarma
La sua beltà; sagrifico a que’ lumi
La mia giusta vendetta.
Alerico.   E puote un volto
Tanto sovra il tuo cor, ch’il corso arresti
Per bellezza inimica a tue vittorie?
Questa tua debolezza io viltà chiamo,
Non pietà, non amore.
Germondo.   Io compatisco
In te l’aspro dolor che ti fa cieco.
Misero re! non hai di re ch’il nome:
E fama e regno e libertà perdesti;
E la vita che godi e la speranza
Ch’or ti riman, di mia clemenza è un dono.
Alerico. E regno e libertà mi tolse il fato,
E la vita levar mi puoi tu stesso,
Ma la fama non già; le mie vittorie,