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ROSMONDA 121
Se lo sdegno crudel non ti acciecasse

Lo scorgeresti da’ beati Elisi
Gridar: donate all’uccisor perdono.
L’indegna avidità del sangue altrui,
La ferocia natia, l’odio protervo
Arma agli empi la destra, e giova poi
Coll’odioso nome di vendetta
Fingersi gloria i tradimenti e l’onte.
Va pur, barbaro, vanne; io non potrei
Mirarti senza orror. (in atto di partire
Stenone.   Fermati, o cara,
Non è senza pietade il seno mio.
Tu mi disarmi e se pugnai finora
Servendo al mio signor, sarò campione
Solo de’ tuoi begli occhi.
Alvida.   Ora a piacermi
Incomincia Stenone. Ora poss’io
Del mio amor lusingarti. Ah se tu m’ami,
Vanne e di tua pietà l’illustre esempio
Altrui proponi ed abbian fin le stragi.
Stenone. Mio cuor reggon tuoi cenni; ad ubbidirti
Sollecito n’andrò. Deh...
Alvida.   Mal risponde
Al sollecito core il tardo piede.
Stenone. Se di me trionfasti, ah le tue leggi
Meco non sian di vincitor crudele.
Imponi pur, t’obbedirò, ma pensa
Ch’ogni fido servir mercede aspetta. (parte

SCENA VIII.

Alvida sola.

Il tuo folle servir l’aspetta invano.

Doppio amor qui mi guida: amor di sangue
A Cratero mi unisce, e per Germondo