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112 ATTO SECONDO
Io vuo’, Germondo, il sangue tuo, vedrai

Se spargelo saprò; sol che pronunzi
La sentenza fatal della mia morte,
Morir dinanzi agli occhi tuoi son pronto.
Rosmonda. (Questo è dolor ch’ogni dolore eccede). (da sè
Alerico. (Ah Rosmonda smarrisce!) E non intendi
Donde nasca, Germondo, il suo silenzio?
Troppo sarebbe il tuo destin felice,
Saria la morte tua gloriosa troppo
Se ministro ne fosse un regio labbro.
Ella tacita aspetta il tuo supplizio,
Ed accesa nel cor di giusto sdegno
Fugge l’orror di rimirarti in volto.
Germondo. È vero, è ver. Troppo sarei felice
Nel mio morir, se di Rosmonda un cenno
Precedesse mia morte. Orsù, crudele,
Sarai contenta. Io di morir destino
E col mio sangue satollar tue brame.
Mira, ingrata, s’io t’amo; ecco il mio brando;
Già l’appresso al mio sen. Mira, Rosmonda,
Quest’è la via del cor.
Rosmonda.   (Ahimè! non posso
Il pianto trattener. L’ira del padre,
Di Germondo la fè son due crudeli
Tormenti all’alma mia). (da sè, piange
Germondo.   Piange Rosmonda?
Che mai vuol dir quel pianto?
Alerico.   Ah scellerata!
Più col nome di figlia io non ti chiamo.
Quell’indegno tuo pianto, i tuoi sospiri,
Quel tremor, quel pallor, son chiari segni
Dell’interna passion. Tu serbi ancora
L’amor tuo, la tua fede al mio nemico.
Ed io incauto sperai di tua fortezza
Prove inaudite, ed io da tue menzogne